Presentazione alla mostra "La Dignità del Lavoro nei colori della Musica" di Edoardo Di Mauro

Il percorso umano, politico ed artistico di Luigi Sabatino si intreccia con temi di grande rilevanza sociale che hanno attraversato il nostro paese dal secondo dopoguerra ad oggi.

Sabatino nasce in terra di Calabria, a Girifalco, nel 1946 e, come molti figli del Meridione in quegli anni, emigra al nord, a Torino, nel 1959, pur mantenendo sempre un legame forte con le sue radici e partecipando attivamente a quei processi di relazione e di radicamento che così saldamente hanno integrato la comunità calabrese in questa regione, a cui ha fornito un contributo importante in termini di arricchimento umano e culturale.

La personalità di Luigi Sabatino è ben evidenziata dal titolo di questa sua mostra personale presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, "La dignità del lavoro nei colori della musica". Infatti Sabatino ha sempre posto in relazione una forte e partecipata attenzione ai temi del lavoro e del disagio sociale con la dimensione della creatività, in particolare la musica, ed ha trovato in una pittura di figurazione, spesso integrata dalla sperimentazione formale, il medium ideale per collegare i vari aspetti del suo universo personale.

Leggendo la biografia dell'artista si rinviene una predisposizione familiare alla "teknè", cioè alla capacità di produrre manufatti ed opere immateriali con un elevato senso di consapevolezza formale, ereditato dal padre, musicista virtuoso e dalla madre, valente ricamatrice. La prematura scomparsa del padre porta Sabatino alla decisione di emigrare a Torino, dove si diploma in ragioneria al Sommeiller, per poi impiegarsi all'Enel. Ma Sabatino è un "entusiasta", nell'accezione etimologica del termine che significa "essere nel dio", il dio della creatività e dell'arte, come ho avuto modo di constatare parlandogli e visitando il suo studio dove non si può non notare la sua carica di febbrile attivismo.

Quindi al lavoro affianca una intensa preparazione da intuitivo autodidatta, che lo porta ad apprezzare maestri quali Goya, Guttuso, Picasso, Spazzapan, Afro, Kokoscka e Schiele, per poi scoprire un uso lirico ed espressivo della materia, visitando una antologica di Alberto Burri alla Galleria d'Arte Moderna nel 1971. Dal Laboratorio Sperimentale di Alba avrà origine, grazie a Gallizio, Debord, Costant e Jorn, tra gli altri, l'Internazionale Situazionista, profetico movimento di relazione tra arte e società, le cui tesi di fondo sono valide a tutt'oggi. Sabatino ha la fortuna di entrare in contatto con uno dei protagonisti di quell'epoca, compagno di strada di Pinot Gallizio, quel Piero Simondo, docente universitario, pittore ed intellettuale militante, che fonderà nel 1962 a Torino il CIRA (Centro Internazionale per un Istituto di Ricerche Artistiche), e lo accompagnerà lungo i percorsi della sperimentazione e del rapporto tra arte, vita e politica.

Se analizziamo il lavoro di Luigi Sabatino, che nel corso degli anni si è inoltrato lungo un percorso coerente, il primo dato che si evidenzia è la sua fedeltà ai valori della pittura, vista come strumento in grado di metabolizzare l'esistente per ri-donarcelo nella versione intellegibile. Un riferimento, del resto rivendicato da Sabatino, è senz'altro rinvenibile, soprattutto in relazione ad una linea espressionista ed attenta ai temi del sociale e della politica, alla personalità di Renato Guttuso. Direi alla complessa figura di Guttuso nel suo insieme, dalle prove espressioniste degli anni '30, fino alla linea simbolica ed allegorica sviluppata dagli anni Sessanta fino alla morte, avvenuta nel 1987. Solo relativamente, invece, agli anni del dibattito, maturato in seno alla sinistra nell'immediato dopoguerra, tra sostenitori dell'autonomia della ricerca e paladini del figurativo, con l'artista siciliano in prima fila, in cui quanto non rientrasse in una visione realista di matrice nazional-popolare, secondo una lettura non corretta del pensiero di Antonio Gramsci, veniva tacciato come prodotto di una cultura borghese non attenta alle reali esigenze delle masse popolari. Questa strategia conobbe vita breve, e già nel 1947 artisti come, tra gli altri, Accardi, Dorazio e Turcato decisero di perseguire definitivamente un percorso non vincolato di ricerca individuale. L'iconografia di Sabatino pare effettivamente conciliare l'esigenza di una leggibilità necessaria alla più ampia trasmissione del suo messaggio, con una costruzione formale conscia della tradizione dell'avanguardia novecentesca, dal Cubismo, tramite la scomposizione delle linee forza della figura e l'immissione di elementi oggettuali, in particolare la carta di giornali con cui prepara lo sfondo, all'Informale, appreso dall'alto magistero di Simondo, che rappresenta sostanzialmente un'evoluzione genetica degli spunti antesignani cubisti, sempre con un accorto equilibrio tra la dimensione del reale e quella dell'inconscio.

Ma una linea attraversa trasversalmente l'arte di Sabatino, ed è la sua vena espressionista, che concretizza con ritratti in grado di donarci la dimensione spirituale ed interiore dei personaggi rappresentati, che siano personalità della politica e della musica, oppure figure della quotidianità, tratte dalla sua origine calabrese, con una attitudine antropologica, o dalle zone di crisi del vivere urbano, ad esempio nell'ambito del disagio psichico ed esistenziale, come ben sottolineato da un protagonista della vita civile italiana come Don Luigi Ciotti nell'ambito della presentazione alla mostra del 2010 "Figure e colori in Musica".

La musica è un altro elemento di collegamento tra i vari spunti della poetica di Sabatino, sia per quanto riguarda il ritmo visivo che sa infondere alla composizione, che per la frequente proposta di immagini provenienti in presa diretta da quell'immaginario.

I titoli dei lavori presentati in questa ampia antologica, ne citerò alcuni, in grado di sintetizzare efficacemente la produzione dell'artista, sono emblematici della pluralità delle sue visioni:la dimensione della terra e della famiglia con "Il telaio di zia Carolina" e "Mia madre", l'amore per la musica con "Pino Daniele" ed "I Musicisti del Bolshoi", l'attenzione alla politica ed al sociale con "Berlinguer", "Lama", "Cacciari", "Primo Levi", "Rita Levi Montalcini".

Luigi Sabatino è un artista completo, in grado di coniugare nella sua opera spunti provenienti da universi differenti, di conciliare il vissuto personale con quello collettivo.

Una reale comunione tra arte e vita, presupposto fondamentale della dimensione creativa a partire dal primo Novecento.

Edoardo Di Mauro, marzo 2016


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